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Rinascere è un atto d’amore: la mia storia, la mia voce, il mio coaching

by Barbara Wilde


Barbara Wilde - By Lucia Rea Photography
Barbara Wilde - Picture by Lucia Rea Photography

Il mio viaggio verso me stessa

Mi chiamo Barbara Wilde e il mio percorso verso il coaching nasce molto prima che io capissi che questo sarebbe diventato il mio lavoro. Inizia nei momenti più crudi e più veri della mia vita, in quelle situazioni in cui non hai altre opzioni se non guardarti dentro e decidere se sopravvivere o rinascere. Crescere troppo in fretta mi ha insegnato a tenere duro, ma mi ha anche tolto la possibilità di capire chi fossi davvero. Nel tempo, però, ho scoperto che ogni esperienza, anche la più dolorosa, porta con sé un seme di trasformazione, una domanda che aspetta solo di essere ascoltata: chi potrei essere se smettessi di adattarmi e iniziassi finalmente a vivermi? Da questa domanda è iniziato tutto.

 

Quando la vita ti chiede di guardarti davvero

Ci sono stati anni in cui vivevo con il pilota automatico: facevo, davo, reggevo. Ero diventata bravissima a sopportare, ma incapace di sentire. Fino a quando ho capito che la resistenza non poteva essere la mia unica identità. È stato allora che ho cercato nuove strade, nuovi modi di capire me stessa e ciò che mi aveva formata. Ho iniziato a studiare coaching per imparare a fare le domande giuste e psicologia per comprendere i miei meccanismi interiori. Ho approfondito neuroscienze, spiritualità, linguaggi simbolici e tutto ciò che potesse darmi una visione più completa di chi fossi realmente.

È stato un viaggio lento, fatto di scoperte, cadute, intuizioni, e soprattutto molta onestà. Una verità alla volta, ho iniziato a riconoscere Barbara, non più quella che reagiva alla vita, ma quella che iniziava finalmente a sceglierla.

 

Mia figlia, la svolta.

Nel mio percorso di rinascita c’è una presenza che ha cambiato tutto, in modo radicale e silenzioso: mia figlia.

Lei non è stata solo un motivo per andare avanti, come spesso si dice dei figli; è stata, ed è ancora oggi, il motore più profondo del mio cambiamento. Una direzione, una misura, un richiamo continuo a diventare la versione più autentica e consapevole di me stessa.

Uno dei miei obiettivi di vita è sempre stato quello di essere una buona madre. E con il tempo ho capito che questo non significava essere perfetta, ma essere vera, presente, disponibile a rivedermi e a crescere. Tutto quello che ho imparato fino ad oggi, e tutto ciò che continuo a imparare, nasce proprio dalla nostra relazione. Lei, ogni giorno, mi insegna cosa significa amare senza condizioni, rimanere aperti anche quando fa male, e avere il coraggio di mostrarsi per come si è davvero.

A lei ho scritto parole che oggi scelgo di condividere qui, perché rappresentano una parte essenziale della mia identità e, di conseguenza, anche del mio lavoro:

“Ti voglio bene, figlia mia. Sei la luce della mia esistenza. Mi dispiace se in questo momento stai attraversando un periodo difficile nel dare un senso ai rapporti con i genitori. A volte la vita può essere dura, ma quando trovi il coraggio di affrontare il dolore, poi arriva la libertà: quella vera, che porta pace e serenità al cuore.

Diventare se stessi è il viaggio che ognuno di noi è chiamato a compiere. Non tutti ci riescono, ma tu sei arrivata a un punto importante, e questo ti fa davvero onore. Io vedo la giovane donna che sta sbocciando e sono immensamente orgogliosa di te. Ora però è fondamentale che tu impari a essere orgogliosa di te stessa, perché sei la persona con cui passerai il resto della tua vita.

Amati, accogli chi sei, perché meriti tutto il meglio che la vita ha da offrirti. Sempre.”

Quando le ho scritto queste parole, mi sono resa conto che, in fondo, le stavo dicendo anche alla me stessa di molti anni fa: fragile, confusa, affamata d’amore e di direzione. E in quel gesto semplice e istintivo ho capito una cosa fondamentale: non basta salvarsi. Bisogna trasformarsi.

E farlo con amore, per noi stessi e per chi ci guarda mentre lo facciamo.

 

Perché ho scelto il nome Wilde

Il mio nome di nascita è Barbara Mancini, ma a un certo punto della mia vita ho sentito che quel cognome raccontava una storia che non mi apparteneva più del tutto. Ero in un momento di cambiamento profondo: stavo lasciando andare identità che non mi rappresentavano più, stavo guarendo parti dimenticate di me, e soprattutto stavo imparando a riconoscere una forza interiore che era sempre stata lì, silenziosa, in attesa di essere accolta.

Proprio in quegli anni è arrivato, quasi come un segno, lo studio dell’angelologia con Igor Sibaldi. Lì ho scoperto che il mio angelo è HaHahel — lo stesso di Oscar Wilde. Questa coincidenza, così precisa e così inaspettata, ha aperto in me una comprensione nuova: non era soltanto una curiosità spirituale, ma una chiave di liberazione.

Ho sentito che quel nome, Wilde, parlava una lingua che io conoscevo da sempre: la lingua della libertà, dell’istinto, dell’irriverenza creativa, del coraggio di essere se stessi anche quando non si è compresi.

Così è nato Wilde. Un nome che non ho ereditato, ma che ho scelto.

Un nome che non descrive chi ero, ma chi stavo finalmente diventando.

È stato il mio atto di nascita spirituale: una promessa a me stessa di non nascondermi mai più, di vivere con autenticità, di essere profondamente libera: nella vita, nelle parole, nel mio lavoro con le donne.

 

Il coaching come spazio di verità

Quello che oggi offro come coach nasce direttamente dal mio viaggio. Non insegno concetti astratti e non seguo protocolli rigidi: lavoro con ciò che è vivo. Con le emozioni, con la voce interiore, con le parti di noi che cercano ascolto da anni e finalmente trovano il coraggio di emergere.

Per me il coaching è uno spazio di verità. Un luogo dove puoi dire ciò che non hai mai detto, dove puoi guardarti senza giudicarti, dove puoi riconoscere chi sei senza più scuse.

Non è magia. È presenza. È ascolto. È il momento in cui si inizia a capire che la propria storia è un ponte, non una prigione.

Accompagno donne nei passaggi più importanti della loro vita: trasformazioni, risvegli, ricominciamenti, scelte che richiedono forza e delicatezza insieme. Ogni sessione è unica, perché ogni donna porta con sé un mondo intero, e il mio compito è aprire quella porta, non forzarla.

 


La mia missione oggi è aiutare le persone a ricordare ciò che sanno già ma che forse hanno dimenticato: che sono forti, che sono capaci, che sono degne di amore. E che possono vivere una vita che assomigli finalmente a loro.

Il coaching è questo: riportare la persona al centro della propria esistenza, una verità alla volta.

 

Se queste parole ti hanno toccata, forse è il tuo momento

Se qualcosa dentro di te si è mosso mentre leggevi, non è un caso. Le parole arrivano quando siamo pronte a sentirle. E a volte un semplice brivido, una sensazione, un’emozione che sale è già il primo passo verso un cambiamento più grande.

Io sono qui. E se lo desideri, possiamo camminare insieme.

 

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